Una definizione forte, acuta e concisa, ma non propriamente nuova. Già qualche secolo fa, Aristotele aveva parlato della forza persuasiva e immaginifica della metafora, fonte di stupore, perché capace di mettere immediatamente sotto gli occhi i punti estremi di un lungo percorso. Fra la neve che si scioglie e l’incipiente primavera sta, infatti, un intero racconto. La metafora, come il racconto, parla del tempo che passa, mostrando come, nel frattempo, le cose sorprendentemente si trasformino. Chiede tempo per essere letta, per ricostruire tutti i passaggi e immaginarsi tutti quei dettagli che essa lascia in sospeso.
E questa, dunque, la sfida che il mondo pubblicitario si trova oggi ad affrontare, ed è questa la domanda che avremmo voluto rivolgere al guru francese, se non fosse stato subissato da quanti, appunto, gli chiedevano uno slogan, lì su due piedi e pronto all’uso, per le prossime campagne: come coltivare, proteggere e riempire di senso il tempo, in un mondo che, a partire da internet, canale obbligatorio per chiunque voglia fare oggi comunicazione, di tempo ne concede ben poco? Anche perché, senza tempo non c’è né creatività, né immaginazione, né capacità di raccontare storie, e la neve che si scioglie torna ad essere acqua e solo acqua.